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Martedì 04 Febbraio 2020
INTERVISTA: "Siamo cresciuti molto, senza perdere identità"
Davide Ricci è il referente territoriale di ABACO Spa per l'Area Centro Italia, che attualmente comprende le regioni Marche, Abruzzo, Toscana e Lazio.
In totale coordina 40 persone, dipendenti dell’azienda, più un certo numero di collaboratori esterni. Ricci fa base a Faenza, in provincia di Ravenna, dove ha il proprio ufficio; la maggior parte del tempo la passa comunque fuori, nelle agenzie e nei comuni in cui ABACO ha gestioni attive.

Davide, da quanto tempo lavora in ABACO?

La mia collaborazione è iniziata nel 2008: nei primi anni operavo in una società ‘satellite’ del gruppo, poi confluita in ABACO, di cui sono diventato dipendente effettivo nel 2011. Un incarico importante e molto formativo iniziato nel 2012 fu la commessa di Brindisi: un progetto strategico, multidisciplinare, di grandi dimensioni, in un territorio per noi fino a quel momento inesplorato, che richiese il coinvolgimento di più competenze specialistiche. Credo che proprio in quell’occasione sia nata nella nostra azienda la necessità di una figura come il referente territoriale, chiamato principalmente a fungere da collante organizzativo fra le diverse divisioni interne e gli uffici periferici, nelle varie fasi di erogazione dei servizi.

Oggi mi occupo solo marginalmente della commessa di Brindisi, che ha una nuova responsabile territoriale, eppure quello rimane un progetto-pilota al quale rimango molto legato, anche e soprattutto per il coinvolgimento emotivo che ha caratterizzato il mio impegno”.

Una delle difficoltà maggiori che avete dovuto affrontare, nel momento in cui il gruppo è cresciuto notevolmente per dimensioni, in modo repentino, è stata la gestione del personale. Quando vi capita di assumere un nuovo collega, come cercate di coinvolgerlo e introdurlo in azienda?

Per quel che mi riguarda, solo nella mia Area, nel 2019 ho dovuto inserire 16 nuove risorse. In questi casi ho avuto la possibilità di poter selezionare direttamente i colleghi coi quali poi ho iniziato a collaborare strettamente. È quindi più immediato entrare in sintonia, poiché c’è una condivisione di valori di base, sin dai primi colloqui. Un concetto chiave che cerchiamo di trasferire è quello di agire come una squadra, compatta, in cui tutti rispettano le procedure. Da noi sono bandite le decisioni personali, operiamo con il pubblico, quindi dobbiamo riservare a ciascun cittadino un comportamento equo, non possiamo cercare soluzioni estemporanee, anche se questo significa talora allungare le tempistiche. Io personalmente, per carattere, cerco di creare empatia coi colleghi che coordino, ascoltando e dedicando a tutti il tempo necessario per creare comprensione reciproca”.

Se dovesse descrivere lo stile di ABACO, come lo definirebbe?

Siamo un’azienda trasparente, onesta, che nel tempo ha saputo mantenere uno stile familiare nelle relazioni e che sa essere equa, sia nei confronti dei dipendenti, dei clienti, che degli utenti finali”.

Quali sono le maggiori soddisfazioni che raccoglie nel lavoro di ogni giorno?

Capire che i colleghi sono fidelizzati e lavorano volentieri nella nostra squadra. Qualche volta, addirittura, capita vi siano dei collaboratori disposti a cambiare città, pur di continuare il rapporto lavorativo con ABACO, piuttosto che essere assorbiti da nuove gestioni e 'cambiare casacca'. Ecco, questo per noi è un risultato enorme. Soprattutto considerando che colleghi soddisfatti sono in grado di fornire al contribuente un servizio di qualità maggiore. E poiché operiamo in un’azienda ad alta relazione, questo è il plusvalore che può costituire la differenza rispetto ai concorrenti.
L’altro aspetto che mi genera soddisfazione, è poter condividere risultati positivi coi colleghi, quando il risultato economico ci dice che la squadra ha lavorato bene, con efficienza, in modo affiatato”.

Se guarda al futuro, intravvede qualche rischio?

Mi auguro rimarremo sempre attenti alle persone e al lato umano del lavoro. Crescendo, necessariamente abbiamo dovuto implementare e standardizzare le procedure operative, digitalizzare e uniformare, ma questo non può andare a discapito delle buone relazioni finora mantenute. Se dovessimo burocratizzarci in modo eccessivo, allora lì perderemmo la nostra identità e la capacità di creare empatia, fra di noi e coi nostri clienti. Da questo rischio, conto sapremo tenerci lontani”.

(feflo)